IL PERCORSO DELL'ARTISTA - IL SOGNO. DIETRO LA FORMA.
19.02.2015 00:00
L'artista Eva Shunk nasce negli anni '90, come paesaggista:
la campagna romana, la natura selvaggia della costa sud-orientale della
Sardegna, alcuni paesaggi d'infanzia. Dipinge per passione e ricerca un piacere
soprattutto estetico, le sue opere godono di un buon successo pubblico. Anche
la critica inizia a riconoscerne la cifra tecnica: l'Artista utilizza molto
colore, che picchietta con penello piatto per dare volume e movimento agli
oggetti.
Il suo percorso rappresenta uno studio costante, non
soltanto di sé e della propria personalità artistica, ma della difficile
mediazione tra modelli di riferimento tradizionali e d'avanguardia. La Shunk è
un'artista a tutto tondo, e cerca un'impronta e un mondo personale anche nella
scultura: intagliando materiali antichi come l'ulivo, modellando la terracotta,
acquisisce una nuova consapevolezza delle forme, che nelle cose non è solo
involucro ma sostanza.
La vera vocazione resta però il colore. La trasposizione
delle abilità scultoree nella pittura si tramuta in una scoperta delle
esperienze dietro le forme; al di là della sperimentazione tecnica e cromatica
ossessiva, si cela la ricerca di una realtà più profonda, essenziale.
Il punto di svolta è appunto nell' incontro della tecnica
pittorica con le forme degli oggetti: è la strada di un'artista che cerca punti
fermi, e che sente un richiamo rassicurante nella stabilità della geometria.
Nel 1997, con le opere "Manichini", esposte in una personale
nella Galleria Palladio a Roma, emerge una vocazione autenticamente originale:
la sperimentazione di moduli geometrici realizza un percorso dialettico per
raccontare, a chi guarda, la sua storia.
Ad un soggetto pittorico di sicura originalità si accompagna
una cifra stilistica personale e riconoscibile: l'Artista, dopo aver steso la
tinta, lascia emergere una sottile trama di linee che valorizza profondità ed
espressività delle tele, "battendo" il colore con un pennello piatto.
La contaminazione degli oggetti con moduli geometrici si
modifica presto "per sottrazione": restano solo le forme protagoniste insieme
al colore, in un invito a ritrovare il senso primario delle cose. In questi
quadri non rappresentativi si intuisce una complessità di ricerca che smentisce
l'apparente semplicità dei soggetti.
La prima serie, "Sfere", studia la combinazione del colore
nella forma sferica. Ad uno studio in cui la sfera è "nuda", segue una sequenza
di opere in cui la sfera si rapporta invece con l'irregolare attraverso una
serie di intrecci, mutuati dal mondo delle stoffe, che servono all'Artista per
ricreare il movimento nella rappresentazione della dinamica nell'avvenire.
La ricerca di un movimento intorno a quello che è stabile si
perfeziona in una serie di tele nelle quali la Shunk cerca di coniugare le
forme con la realtà viva di quello che la circonda.
Dal tentativo di valorizzare il nuovo corso artistico con il
proprio passato di paesaggista, nasce la collezione di nature morte a sfondo
geometrico (2004-2006), in cui si intuisce la cifra del percorso: unire un
motivo classico con l'avanguardia di una tecnica di pittura che scava nel
contorno degli oggetti per farne affiorare l'essenza.
Dalla sfera, nel 2011, emerge il principio primo della
ricerca geometrica: il triangolo. Come figura indeformabile, questo modulo
figurativo racchiude un profondo significato spirituale e di rinascita, perché
«dove oggi era il vertice si trova domani la prima sezione».
Nelle prime tele della serie, il significato del Triangolo
si esprime anzitutto nel colore. Progressivamente, l'espressività della figura
geometrica diviene invece tecnica pittorica, fondendosi con il colore stesso e
relazionandosi con modelli che non sono più quelli classici, ma che appartengono
ad una visione onirica a cui la geometria è destinata a conferire concretezza.
Come in molte opere astratte di Kandinsky, che studiò le
qualità dei colori in ragione delle forme nei quali sono inseriti, la Shunk in
queste tele trasforma il colore a servizio delle forme: nel colore la forma
diviene introspettiva, e fa da veicolo tra l'artista e lo spettatore.
E' così che nascono le serie di tele "oniriche": una
successione di opere che raccontano un percorso compiuto all'interno di ricordi
ed ossessioni, vivificati da colori intensi, rielaborati ed affrontati
costringendoli in una cornice geometrica.
La produzione artistica degli ultimi tre anni è consapevole
e solida: del 2012 la serie di tele "Medioriente"; del 2013 le pitture "Il
circo"; del 2014 le opere di "Hippies".
La serie sicuramente più espressiva ed originale resta
"Amazzonia". Sullo sfondo di un verde intenso, le tele rivelano una visione in
cui tutto è simbolo: il significato esoterico del triangolo assorbe persino il
colore, che non è più pura ricerca cromatica, ma diviene l'indicazione che
l'artista rivolge allo spettatore nell'invitarlo ad entrare nel suo mondo: le
scarpette rosse, il vestito blu da marinaio, un becco giallo.
Ogni opera è un "passaggio" attraverso il varco creato dalle
forme: nel quadro con la bambina dell'Ottocento dalle scarpette rosse,
circondata da puma e pappagalli, si intuisce lo iàto di un passato che cerca il
suo posto nel divenire prospettico delle cose e della natura.
In queste tele il triangolo non rappresenta già da tempo,
oramai, la rassicurante perfezione delle forme; è invece un diapason, una porta
d'ingresso rispetto alla quale accordare il mondo circostante a quello
interiore dell'artista.
Nel tentativo di trovare un equilibrio tra quel buon passato
antico e le lezioni dell'avanguardia, la Shunk laicizza la geometria delle
forme e le utilizza per riempirle di nuovi significati. La pittura non è più un
mero arpeggio visivo, e il colore cangiante e la costruzione formale solida
sono solo le pagine del libro; dietro quelle pagine, nell'Artista, oggi c'è una
sicura visione.
M.M.